I giovani di oggi, forse, non conoscono, a fondo, l’eccitazione che si sprigionava quando, giocando al flipper, si attivava la modalità multiball, che ti permetteva di giocare con tre o anche quattro palline contemporaneamente, facendo lievitare, così, rapidamente il punteggio. Un po come, nel week end appena concluso, è accaduto in quel di San Marino, dove i flipper sono stati sostituiti da piste, birilli e bocce. È pur vero che, a torneo chiuso, i primi della classe sono risultati giocatori assai giovani (sotto i 30 anni mediamente) e con esperienze pregresse od in corso nel circuito pro americano, ma avere 7 giocatori sopra quota 1.500, un taglio a 1.408 (35°), ed una decina di 300 (oltre ad una sfilza di 298, 299 et similia) ci è sembrato un pelino esagerato, anche se indiscutibilmente spettacolare (per chi ha seguito live o in streaming il torneo). Spettacolo che potrebbe, però, non essere piaciuto al russo Zubkov, rimasto escluso dalla finale per 3 birilli, nonostante un 300 alla sesta partita (!), e che ha visto protagonisti una decina di giocatori italiani: il Delirium, che a nostro parere andrebbe trapiantato in Nazionale in toto (per manifesta superiorità tecnica), ha piazzato tutti i suoi dalla porta principale, insieme al sempre verde Federico Rossi, ad Erik Davolio ed al giovane Andrea Spadavecchia, mentre un altro manipolo ha approfittato dei pass speciali previsti dal regolamento. I primi due step di finale hanno visto scivolare fuori il grosso del gruppo, mentre Fiorentino e Spadavecchia si sono fermati allo step 3, insieme a Nicola Pongolini che, facendo il paio con Madrid, si è confermato ad un passo dal podio con un altro sesto posto pieno d’amarezza (qui out di 20 birilli con ben due partite da 160 nel set di sei). Mai, tuttavia, quanto quella dell’americano Doyle, sconfitto 718-716 dallo svedese Andersson e dopo aver bucato un 7 nelle battute finali. Amarezza sconosciuta, di contro, al nostro uomo copertina: Antonio Maddaloni. Autore di uno dei 10 “300”, ma lontano dalla zona calda, il mancino romano continua a vivere il bowling con una passione encomiabile. Un amore viscerale, che va al di la del risultato e dell’anagrafe, che manca in tanta parte del nostro movimento, anche e soprattutto fuori dalle piste. Eroe.
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